Archive for febbraio 2008|Monthly archive page

Ubuntu,come installare fonts Microsoft

Per installare i fonts Microsoft aprire il terminale e digitare:

sudo apt-get install x-ttcidfont-conf msttcorefonts.

Fine.

Scompattare ed installare pacchetti su Linux Ubuntu

Su etnablog ho trovato questi utili “appunti” di operazioni essenziali per Linux Ubuntu e trovandoli veramente ben fatti(bravo all’autore)ho deciso di riportarli sul mio Blog (ovviamente dietro autoizzazione dell’autore).
Quì trovate l’articolo originale.

Su linux i programmi da installare possono essere di due tipi: “pacchetti”, oppure “sorgenti”.

I pacchetti hanno estesione .deb (per Debian e Ubuntu) o .rpm (Red Hat, Suse e altre distribuzioni).

Quando di un software da installare avete la possibilità di scegliere fra diversi tipi di pacchetti, (.deb, .rpm), se avete Ubuntu scegliete quelli con estensione .deb.

Se disponete solo del pacchetto .rpm (e non avete .deb), questo potete convertirlo in .deb con un programma che si chiama “alien”.

Dal momento che la conversione da .rpm a .deb può non essere perfetta, è preferibile quando si può scegliere, il pacchetto .deb oppure, installare da “sorgenti”.

La maniera più semplice di installare pacchetti In Ubuntu è installarli dalla funzione “Aggiungi/Rimuovi” (che in realtà è un pacchetto che si chiama “gnome-app-install”) che si trova nel menu “Applicazioni” di GNOME.

Vi sono altri programmi per gestire i pacchetti, fra questi c’è “Aptitude” (che non si appoggia nè su GNOME nè su KDE), Synaptic (in GNOME) e Adept (in KDE).

Synaptic si trova nel menù di GNOME “Sistema –> Amministrazione”, ed è l’interfaccia grafica per gestire i pacchetti più importante in Debian e Ubuntu.

Adept è usata da chi possiede, al posto di GNOME, l’interfaccia grafica “KDE” (come ed esempio chi usa la distribuzione “Kubuntu”).

Synaptic può comunque essere installato in KDE e Adept può essere installato in GNOME infatti tutto il software di KDE e GNOME è interscambiabile.

Considerate Synaptic come il vostro punto di riferimento in fatto di installazione di software: una enorme lista di programmi e giochi che potete facilmente consultare e in cui rapidamente trovate il software che vi interessa, lo selezionate e lo installate.

Da dove proviene tutto questo software? Proviene da delle “liste” (abituatevi al termine “Repository”) che si trovano in rete e che vengono tenute aggiornate per voi dalla comunità di Debian e Ubuntu (e non solo, potete voi stessi aggiungere altre repository..).

Queste liste si trovano nel file /etc/apt/sources.list e nella cartella /etc/apt/sources.list.d/, altre liste possono essere liberate se abilitate da “Sistema –> Amministrazione –> Sorgenti software” anche i sorgenti con restrizione e proprietari (abilitateli tutti).

Una cosina da sapere sui repository: siate più o meno certi della provenienza delle liste dei repository da cui attingete pacchetti… Può essere pericoloso per la sicurezza del vostro sistema.

I repository teoricamente più sicuri sono quelli rilasciati da Ubuntu stessa. Ubuntu rilascia quattro tipi di repository, separati sulla base del tipo di supporto che è fornito e l’aderenza alla filosofia di Ubuntu. Questi sono:

* Main (software supportato ufficialmente)
* Restricted (software supportato ma non disponibile nei termini del software libero)
* Universe (mantenuto dalla comunità, non ufficialmente supportato)
* Multiverse (software non libero)

Il CD di installazione di Ubuntu contiene software preso dai componenti Main e Restricted.

Per aumentare la sicurezza dei repository, esiste un sistema di “chiavi” che vengono fornite dal manutentore dei repository, e che sono necessarie per recuperare il software da questi repository.

Non mi dilungo oltre sull’argomento chiavi visto che coloro che rilasciano i repository vi spiegano facilmente cosa scrivere per recuperare questa chiave, vi dico solo che è un’azione svolta dal comando “gpg”.

La prima cosa da fare, quando c’è un programma o un gioco (un “pacchetto”) che vi interessa è cercare in Synaptic se il pacchetto è presente.

Se il pacchetto che vi interessa è nella lista di Synaptic, installatelo da lì perchè facendo così è veramente probabile che funzioni senza storie.

Se non vi funziona, vi consiglio di provare a cercare su internet e nel forum di Ubuntu (o della vostra distribuzione) se qualcuno ha avuto il vostro stesso problema ed insieme lo si risolve.

Un’altra cosa da sapere è che esiste un software che si chiama gdebi, che vi permette di scaricare ed installare da internet i pacchetti .deb con un semplice click.

I pacchetti installati con gdebi ve li ritrovate già pronti ed installati ed, ovviamente, aggiunti alla lista di Synaptic. Comodo no?

Se non avete installato gdebi, cercatelo in Synaptic ed installatelo.

Abbiamo parlato dell’installazione da pacchetti, adesso consideriamo l’installazione da “sorgenti”.

Installare da sorgenti significa in sostanza installare direttamente dal codice scritto dal programmatore.

I sorgenti sono normalmente compattati (o “compressi”) in archivi denominati “tarball” ed hanno più comunemente estensione .tar.gz , .tar, “tar.bz2”, ma possono anche essere .rar , .zip o anche altra estensione.

In Ubuntu premendo con il pulsante destro sulle icone di questi archivi, potete scompattare i file con un’apposita opzione (“Estrai qui”, più facile di così? E’ la maniera piu rapida di estrarre un archivio).

Altrimenti gli archivi possono essere “scompattati” (o “decompressi”) usando la “riga di comando” (detta anche “shell” o “terminale”, o “bash”) mediante il comando “tar”.

Giocoforza, in linux, se si vuole fare qualcosa di un minimo serio, è necessario cominciarsi ad abituare che bisogna imparare a svolgere le comuni operazioni, non soltanto da GNOME o KDE(cioè attraverso le più comuni interfacce grafiche, che permettono di effettuare molte operazioni usando solo il mouse, come in Windows), ma anche da Shell.

Fra l’altro, considerate che vi potrebbe capitare un giorno di avere problemi con l’interfaccia grafica, che non si avvierà. In tal caso l’unico modo che avrete per venire fuori dall’inghippo sarà soltanto avviare il vostro sistema in “recovery mode” e sistemare il tutto con i soli strumenti offerti dalla riga di comando.

In una ipotesi del genere, o conoscerete i comuni comandi da riga di comando e ve ne uscirete fuori, o vi ricorderete di avere stampato questa guida su carta, leggerete i comandi per muovervi su Shell e ne verrete fuori, o non ne verrete fuori affatto..

La Shell può essere avviata dal menù di GNOME facendo “Applicazioni –> Accessori –> Terminale”, oppure con la combinazione di tasti CTRL+ALT+F1 (fate CTRL+ALT+F7 per ritornare al Desktop).

Vi consiglio di NON cancellare i sorgenti del software che installate: createvi una apposita cartella chiamata “sorgenti” nella vostra /home/nome_utente/ e metteteli tutti lì dentro. I sorgenti infatti potrebbero tornarvi utili nel caso vogliate disinstallare quell’applicazione (vedi la sezione “Disinstallare pacchetti su Ubuntu”).

Nella tabella che segue vi sono le più comuni operazioni da eseguire da shell.
Notate in particolar modo il comando apt-get, col quale potete installare, aggiornare e rimuovere (disinstallare) pacchetti .deb.

alien -d nomefile.rpm per convertire pacchetti rpm in .deb. Se non avete alien, scaricatelo da Synaptic.
apt-get clean E’ molto più radicale di “apt-get autoclean”, poichè rimuove dalla cache di apt ogni file .deb, anche quelli relativi ai pacchetti correntemente installati. Generalmente non avete bisogno dei file .deb per i pacchetti installati, quindi potrebbe essere la cosa migliore se avete problemi di spazio.
apt-get autoremove Pulizia pacchetti
apt-get install nomepacchetto Installa il pacchetto. Puoi usare anche il gestore di pacchetti “Synaptic” che si trova nel menu per installare nuovi pacchetti
sudo apt-get -f install Potreste avere bisogno di eseguire questo comando qualora, cercando di installare un pacchetto, vi venga restituito un errore di dipendenze irrisolvibili, nonostante questo pacchetto si trovi in Synaptic.

Può succedere ad esempio, se voi aggiungete nella vostra source.list un repository nuovo che contenga delle versioni aggiornate di pacchetti che avete gia in Synaptic. E’ complicato spiegare come e quando questo può andarvi a dare problemi, ma vi basti sapere che con questo comando potreste risolvere i vostri problemi.
apt-get remove nomepacchetto Rimuove il pacchetto (ma non i suoi file di configurazione). Si può usare anche Synaptic per la stessa funzione.
apt-get –purge remove nomepacchetto Eseguendo apt-get remove verranno rimossi i pacchetti, ma non i loro file di configurazione, per eliminare anch’essi è necessario anteporre –purge a remove.

Tenete bene a mente questa istruzione perchè se avete dei problemi irrisolvibili a reinstallare un pacchetto, grazie a questo comando potreste risolvere tutto.
apt-get update Aggiorna la lista dei pacchetti disponibili dai repositories.

Da eseguire in special modo ogni volta che avete cambiato le “liste dei repositoires”, tipo /etc/apt/sources.list. Dopo avere eseguito questo comando è probabile che nella lista di Synaptic troviate del software nuovo da scaricare, che prima non avevate.

E’ consigliabile eseguire l’update periodicamente per essere sicuri che le proprie liste rimangano sempre aggiornate.
apt-get upgrade Aggiorna tutti i pacchetti installati.

È anche possibile aggiornare un singolo pacchetto attraverso l’esecuzione del comando: apt-get upgrade nomepacchetto
apt-get install build-essential Build-essential è un pacchetto che si trova nei repository. In questo pacchetto vi stanno i compilatori di base, gcc, make, g++ e altro
apt-get install linux-headers-`uname -r` Versione kernel in uso
dpkg –list Elenca tutti i pacchetti installati
dpkg –list | grep gnome Elenca tutti i pacchetti “gnome” installati.

dpkg è un gestore di pacchetti Debian. APT è considerato un gestore di pacchetti più avanzato rispetto a dpkg
dpkg-reconfigure nome_pacchetto Problemi con un pacchetto, dovrebbe risolverlo. Tipo reinstallazione
tar -xvzf file.tar.gz Scompattare tar.gz o tar.gz2. “x” è per estrarre, “v” sta per “verbose” cioè visualizza i file che vengono estratti, “z” è per filtrare l’archivio con gzip, “f” è perchè è un file archivio.
find . -name “*.tar” -exec tar xvf {} ; Questo comando è utile se dovete decomprimere molti archivi tutti in una volta. Cerca (find) tutti files che finiscono per .tar (-name “*.tar”) e per ognuno di questi ({}) esegue il tar xvf (-exec)

La direttiva -exec deve terminare per ;

Se dovete scompattare un archivio .rar ed avete difficoltà, potrebbe essere perchè dovete installare l’apposito pacchetto “rar” da Synaptic. Controllate da Synaptic se l’avete installato, altrimenti installatelo.

Quando del pacchetto che vi interessa non avete il .deb ma avete i “sorgenti”, vi è una tipica procedura in linux per installarli, che è composta da tre comandi, da eseguire uno dopo l’altro:

./configure
make
sudo make install

in cui:
./configure Con ./configure viene lanciato un script che si occupa di controllare se il sistema risponde ai requisiti richiesti come librerie e programmi (per esempio dei compilatori).
Si occupa anche di creare il Makefile, un file contenente delle variabili settate da ./configure (come la directory dove verrà installato il programma e il percorso delle librerie necessarie alla compilazione).
E’ in questa fase che avvengono i maggiori problemi di installazione da sorgente. Infatti una libreria mancante causa quasi sempre un’errore e quindi l’interruzione del ./configure.

Anzichè scrivere semplicemente ./configure, potete anche scrivere:

./configure –prefix=/usr/local/

–prefix farà in modo che ./configure crei un makefile tale che il programma verrà installato dentro la cartella da noi indicata, in questo caso /usr/local/.
make Make è il programma che si occupa di analizzare il file Makefile creato da ./configure e di compilare il programma.
Ma cosa ha di diverso il comando make dal comando gcc?
Make è concepito per compilare interi programmi, e ogni buon grosso programmone che si rispetti, è costituito da tanti, anche tantissimi file, magari di centinaia di mega, e compilare tutta questa roba può richiedere molto tempo.
Make fa questo lavoro per voi: spulcia le relazioni dei file che compongono il programmone nel “makefile” creato da ./configure e compila per voi tutta quella gran mole, generando dei file “.o” (“oggetto”), da ogni file sorgente e da questi, alla fine, ricava il da voi tanto desiderato file eseguibile.

Se anzichè “installare” state “reinstallando” sopra una precedente installazione del programmone, magari perchè volete semplicemente aggiornarlo, può capitare che “make” vi pianti in asso con un errore che non riuscite a capire..
Questo perchè make si ricontrolla ogni file sorgente e capisce, se dall’epoca ultima vostra compilazione, il file è cambiato oppure no e solo i file modificati saranno ricompilati, facendovi risparmiare moltissimo tempo. Ma allora perchè questo errore? Capita MOOOLTO di rado, tipo quando vi ricompilate il kernel o cercate di riaggiornare qualcosa con il metodo “svn”.

E’ complicato da spiegare il perchè questo errore si verifichi in queste situazioni, ma vi basterà sapere che la situazione si risolve facilmente: prima di eseguire il comando “make”, scrivete:

make clean

Con questo comando vengono eliminati i precedenti file “.o” e potete fare una reinstallazione bella pulita del programmone..
sudo make install Make install si occupa di andare ad installare (tramite il comando make) il programma sul nostro sistema.

Quella appena descritta è la procedura “classica” per installare un file a partire dai sorgenti.

In generale un programma in Linux, installato a partire da pacchetto o da sorgenti, sostanzialmente si sparpaglia fra le diverse cartelle di sistema di Linux.

I file di configurazione di questo programma, ad esempio, finiranno nella cartella “/etc/”, che per convenzione è fatta apposta per contenere i file di configurazione del software che viene installato.

I file che non saranno soggetti ad ulteriori modifiche (quindi il programma vero e proprio) finiscono in genere in una qualche sottocartella di “/usr/share/” o “/usr/local/”, mentre i file che subiscono modifica vanno in genere sotto “/var/”.

Il file per lanciare il programma, ovvero “l’eseguibile”, va in genere in “/bin/”, le librerie vanno in genere sotto “/usr/lib/” o (piu raramente), sotto “/usr/libexec/”.

Come potete vedere il programma si sparpaglia, ma in modo “razionale”. Segue una logica che è regolata da uno standard chiamato “Filesystem Hierarchy Standard (FHS)”.

Tuttavia a volte può capitare di avere qualche problema nel disinstallare il software, o perchè il programmatore del software non ha pensato a un sistema per la disinstallazione, o perchè comunque sia non riusciamo a rintracciare tutti i file installati.

Proprio per questo motivo è consigliata in Ubuntu una procedura di installazione da sorgenti che è diversa dalla solita triade di comandi “./configure && make && make install”, e questa procedura è:

sudo auto-apt run ./configure
sudo make
sudo checkinstall

auto-apt run “auto-apt run” serve ad eseguire un comando ma sotto il controllo di auto-apt.

Auto-apt serve a fare in modo che se il programma che state installando manca di qualche file (in gergo si dice “ha problemi di dipendenze”), lui prova a cercare nel database dei pacchetti se esista un pacchetto che abbia il file che gli serve e ci chiederà se può installarlo. Il database può essere aggiornato con ” auto-apt update “.

Attenzione però di non fare troppo affidamento alle capacità di ricerca di auto-apt per la risoluzione delle dipendenze in quanto in realtà piuttosto spesso lui fallisce nella sua ricerca e dobbiamo essere noi stessi a cercare il pacchetto che serve mediante Synaptic (cioè dobbiamo essere noi stessi, manualmente, a “risolvere le dipendenze”). Nonostante non sia infallibile vale sempre la pena di provare ad installare con auto-apt perchè male che vada può solo farci risparmiare del tempo.

auto-apt potrebbe non essere installato. In tal caso aprite Synaptic ed installatelo.

checkinstall checkinstal l tiene traccia di tutti i file installati da make install o equivalenti, crea pacchetti Slackware, rpm o deb con tutti i file, e li aggiunge nel database dei pacchetti installati, permettendo di essere facilmente rimossi con il gestore dei pacchetti della distribuzione.

Dopo avere digitato “sudo auto-apt run ./configure” vedrete che il sistema opererà un controllo sui file che possiede. Se li possiede tutti, alla fine verrà generato il makefile che verrà usato dal successivo comando che digiterete, “sudo make” (in realtà make potrebbe essere eseguito anche senza “sudo”, a meno che i nostri sorgenti non si trovino in una directory protetta da scrittura. Io lo uso lo stesso).

Se i file non sono tutti presenti non avrete il makefile per continuare l’installazione. In tal caso riguardatevi tutta la lista di operazioni eseguite su shell dopo il comando “sudo auto-apt run ./configure” e cercate cosa è che non trova. A questo punto scaricate voi stessi la roba mancante servendovi di Synaptic. Tutto questo può sembrare noioso ma è il prezzo che si deve pagare, spesso, nell’installazione da sorgenti.

A volte può essere difficile capire quale sia esattamente il file che manca.. Ad esempio l’esecuzione del nostro comando ” auto-apt run ./configure ” potrebbe terminare con un errore del tipo “SDL could not be found”. In questo caso lui vi sta dicendo in realtà che ciò che non sta trovando sono le “librerie di sviluppo SDL”.
Voi cercherete in Synaptic questo fantomatico pacchetto “SDL” che lui non trova e non lo troverete nemmeno voi, perchè in realtà quello che cerca è un pacchetto di nome “libsdl1.2-dev”.

Si perchè in generale normalmente i file che mancano a ./configure in una installazione sono pacchetti di tipo “librerie per sviluppatore”, che sono pacchetti che normalmente cominciano con la parola “lib” e finiscono con la parola “dev”.

Quindi non appena vi si presenta un problema di dipendenze, partite sempre dal presupposto che molto probabilmente (spesso ma non sempre) il pacchetto che voi state cercando in realtà comincia con “lib” e termina con “dev”..

Se nonostante tutto avete ancora dei problemi a capire quale pacchetto manca ed è richiesto per completare una installazione, servitevi delle funzioni di ricerca di questo sito: http://packages.ubuntu.com/.

Utilizzando la procedura consigliata (cioè quella, che fa uso di auto-apt run, make, checkinstall), i sorgenti vengono trasformati in pacchetto in futuro facilmente eliminabile da Synaptic oppure da Shell digitando:

sudo dpkg -r nomepacchetto

Fonte:etnablog

Electro Cardiogram KRAFTWERK

Questi “Signori” sembra stiano suonando con quattro Macbook e basta.
Straordinario!

P.S io preferisco gli YELLO…

Peerguardian per MAC e Windows

Peerguardian è un programma che si occupa di bloccare una serie di indirizzi IP considerati impiccioni o pericolosi,tramite URL a siti che si occupano appunto di monitorare detti IP.
Ovviamente il programma và aggiornato periodicamente proprio come un antivurus pena la sua totale inefficacia.

Gli utenti MAC lo possono prelevare da quì o da quì
Gli utenti Windows da quì

Chi utilizza MAC troverà un ottimo riferimento e supporto all’uso di Peerguardian su questo sito.
Fine.

TouchPad 0.01-l’iPod Touch/iPhone diventa un mouse wireless

Touchpad è una nuova applicazione per iPod Touch che lo trasforma in un comodo mouse wirless.
Come si usa.

Accendiamo il terminale apriamo l’installer e aggiungiamo questa source:http://cnp.qlnk.net

Facciamo il refresh e installiamo Touchpad.

Andiamo sul nostro MAC e abilitiamo il server VNC (su MAC è nativo) da:Preferenze/Conivisione/Condivisione schermo,spuntiamola e mettiamo una password.

Ora avviamo Touchpad e premiamo sul “+” in alto a destra e settiamo le varie voci:

name: un nome a piacere
address:l’indirizzo ip del MAC
password:la password impostata sul MAC in condivisione schermo
display:0
shared:abilitato
view only:disabilitato
pixel depth:a piacere

premiamo su save in alto a destra e iniziamo a usare il nostro nuovo mouse wireless.Fine.


Azureus,come aggiungere un ipfilter

Per chi come me utilizza OSX o Linux un ottimo (se non il migliore) client per i torrent è Azureus.
Vediamo come abilitare il filto IP direttamente nel client senza installare plugin alternativi dato che già di suo Azureus è abbastanza ingordo di risorse.Fine premessa.

Clicchiamo su preferenze,si aprirà il tab di configurazione selezioniamo: filtro ip,
scorriamo fino alla voce: ip filter file to autoload,
rechiamoci,usando l’icona di ricerca a destra,nella cartella in cui abbiamo preventivamente scaricato il nostro ipfilter,infine clicchiamo su:load now.

Riavviamo Azureus e la nostra lista di IP “cattivi” verrà caricata nel nostro client.
Nella pagina principale di Azureus in basso a destra alla voce iPS verrà mostrato il numero di IP caricati quelli bloccati e quelli bannati,bicliccandoci si aprirà un interfaccia con i dettagli.

In alternativa si può utilizzare il plugin safepeer cliccando su:pluginassistente di installazione,spuntare:dalla lista di saurceforge.net,scegliere il nostro plugin e avviare l’installazione.Fine.

uTorrent come autoaggiornare ipfilter

Di seguito uno script per scaricare automaticamente ed aggiornare il filtro ipfilter.dat per uTorrent funzionante su XP. e VISTA

‘===DemoGetImageStream.vbs===

‘Requires:

‘ – IE 5+ for “Microsoft.XMLHTTP”
‘ – ADO 2.5+ for “adodb.stream”

sSrcUrl = “http://superb-west.dl.sourceforge.net/sourceforge/emulepawcio/”
sDestFolder = “C:\Documents and Settings\NOMEUTENTE\Dati applicazioni\uTorrent\”
sImageFile = “ipfilter.dat”

set oHTTP = WScript.CreateObject(”Microsoft.XMLHTTP”)

oHTTP.open “GET”, sSrcUrl & sImageFile, False
oHTTP.send

set oStream = createobject(”adodb.stream”)
Const adTypeBinary = 1
Const adSaveCreateOverWrite = 2
oStream.type = adTypeBinary
oStream.open
oStream.write oHTTP.responseBody
oStream.savetofile sDestFolder & sImageFile, adSaveCreateOverWrite

set oStream = nothing
set oHTTP = nothing

WScript.Echo “Fatto…”

Utilizzare un editor per aprire un file e copiare lo script, notepad va benissimo

Editare la linea 9 (sDestFolder) sostituendo NOMEUTENTE col vostro

Infine dare .vbs come estensione al file creato.

Quando si esegue il file non succede nulla per 30/60 secondi. Lo script scarica l’ ultima versione di ipfilter e la copia nella directory indicata alla lina 9. Una volta che ha terminato il download si aprirà una finestra di dialogo con la scritta Fatto…

Lo script proposto funziona con Windows XP, ma facilmente adattabile a Windows Vista sostituendo il percorso di destinazione indicato nella riga 9.

Conclusione,per aggiornare l’ipfilter doppiocliccare periodicamente sullo script appena creato che si preoccuperà lui di scaricare l’ultima versione aggiornata e inserirla direttamente nel percorso indicato.Fine.

Fonte:towerlight2002

uTorrent,proteggersi con un ipfilter

Utilizzando client P2P è buona norma avere un filtro di indirizzi IP attivo e soprattutto aggiornato, per “tutelare la propria privacy dagli spioni”.
Come fare con uTorrent?

Scaricate da quì l’ipfilter.dat che è un file contenente una lista di indirizzi IP malevoli(visitare periodicamente questo sito per avere sempre un ipfilter aggiornato,altrimenti è come non averlo).

Abilitare in Winzozz la visualizzazione dei file nascosti (aprite una cartella qualunque:Strumenti – Opzione cartella e scegliere il menu Visualizzazione mettendo la spunta su “Visualzza cartelle e file nascosti)

Andate su:C:\Documents and Settings\Nome Utente\Dati applicazioni\uTorrent e incollate il file scaricato.

Aprite uTorrent Opzioni-configurazione-Avanzate impostare la voce ipfilter.enable su true.Riavviate il programma.

Se tutto è andato bene nella sezione “Eventi” verrà visualizzato ogni volta all’avvio “Filtro IP caricato” con il numero delle voci tra parentesi.

Chi usa vista deve cambiare solo il percorso:
C:\Utenti\Nome utente\AppData\Roaming\utorrent

Fine.


MAC OSX:Come fare uno screenshot

Fare uno screenshot di una determinata area della scrivania

-Digitare tasto mela+shift+4 e selezionare la parte interessata

Fare uno screenshot dell’intera scrivania:

-Digitare tasto mela+shift+3

Istantanea, è un programma che permette di creare screenshot.

Come utilizzarlo:

-Aprire Istantanea da Applicazioni/Utility/Istantanea

-Andare su Scatto e selezionare il tipo di scatto da effettuare

-Andare su Archivio e registrare lo scatto.

P.S Istantanea registra lo scatto in formato .tiff

Scaricare video da Youtube (Firefox)

1-Installare Greasemonkey,un’estensione che permette a sua volta di inserire diversi script.

2-Collegarsi quì e cliccare in alto a destra su “install this script”.

3-Andare su Youtube,scegliere un video e cliccare sul nuovo tasto download per scaricarlo in formato .flv visualizzabile con VLC.Fine